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Giuliano Leone – Liquidity

L’espressione “tutto scorre (come un fiume) …” è diventata ormai abbastanza comune, con il rischio quindi di perdere significato. Eraclito – il concetto è suo – più di duemila anni fa rifletteva (e ci fa ancora riflettere) sul fatto che ogni cosa è in divenire, mai uguale all’attimo precedente. Zygmunt Bauman, classe 1925, il grande sociologo scomparso di recente ultranovantenne, con la sua teoria della “vita liquida” riferendosi alla nostra attuale società sembra confermare anche nella scelta lessicale (fiume/liquida) quanto diceva il filosofo greco. Per di più i cambiamenti oggi sono talmente rapidi che non si fa in tempo a metabolizzarli, a farli propri, che già la situazione non è più come prima. Il trionfo, insomma, della precarietà. Se ci si pensa bene, un po’ come la vita stessa. Ebbene, calandoci nella realtà visiva urbana una delle situazioni in cui questo senso del fluire, del continuo mutare lo si avverte concretamente è quando da un punto di osservazione fisso si assiste al muoversi, allo scorrere della folla in una grande via o piazza di un’altrettanto grande città. Un fiume di gente, si dice infatti quando la gente è davvero tanta. Con l’aggiunta, a ingarbugliare le cose, che tale movimento non è per nulla unidirezionale. Per trattare fotograficamente il tema, ho deciso di piazzare camera e cavalletto sulla sponda di quel fiume se non a volte proprio in mezzo alla corrente (non sapendo tra l’altro che oltre i cinque minuti diventa occupazione di suolo pubblico). Nulla di nuovo, nulla di inventato, naturalmente. Il pensiero sfiora, ma proprio sfiora, e con tutto il rispetto e i distinguo del caso, l’ICM (dove però è la fotocamera a muoversi) e il nostro Pio Tarantini che sul “mosso” ha fatto scuola, con i suoi riferimenti pittorici, Francis Bacon in primis. In più, nello specifico, trattandosi di “flusso”, sentirei di spingermi (molto sommessamente) fino allo “stream of consciousness”, al flusso di coscienza appunto. Ma qui la “coscienza” non è del singolo individuo che si abbandona a libere associazioni mentali disorganizzate, confuse e apparentemente illogiche (il riferimento letterario è ancora a Joyce con la sua Molly Bloom in Ulysses), bensì della parte viva e pulsante della città, cioè la gente, altrettanto disorganizzata, confusa e apparentemente o forse realmente illogica quando vi si muove dentro. E sempre nuova benché indistinta. Insomma, ritornando alla similitudine di Eraclito, come non ci si immerge mai due volte nello stesso fiume perché l’acqua di prima è già passata, allo stesso modo non si fa mai due volte il bagno nella stessa folla. Il resto, finiti i discorsi, è solo un click. Giuliano Leone.

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