Senza dover scomodare il poeta John Donne (quello di “Nessun uomo è un’isola/ intero in se stesso …”), un fatto appare del tutto ovvio e balza agli occhi di chi va in giro specialmente se munito di macchina fotografica e in luoghi urbani, dove il “traffico” è maggiore: gli esseri viventi, almeno quelli che ci passano davanti ma vale come regola generale, si dividono in chi è da solo e chi invece è in compagnia. Ovviamente la seconda delle due categorie è ulteriormente divisibile in altre quasi illimitate sotto-categorie. Fatti due conti a spanne, tra queste sotto-categorie – del resto altamente fluide, riconvertibili e ricomponibili – ne prevale sicuramente una: la categoria, il mondo direi, di chi si muove, sosta, parla, tace, mangia, beve, ride, piange, lavora, ozia, flirta, insomma è e fa delle cose, almeno in quel momento, in coppia. E qui usiamo il termine in senso lato, il contrario dello stare soli, l’essere insomma almeno in due. Magari anche senza volerlo, ma con qualcosa in comune per i soliti scherzi del Caso e con un pizzico di ironia. Va da sé, per arrivare al nocciolo, che le dinamiche all’interno di una qualsiasi coppia così intesa – e così osservata – rappresentano una specie di tante isole del tesoro (ecco di nuovo l’immagine insulare) per chi voglia esplorarle e all’istante renderle immortali. Come usano fare i fotografi di strada, quale immeritatamente mi considero, specie se presi dal raptus dello scatto (il problema sarà poi giocarsela con la famigerata privacy). E qui dovremmo invece scomodare i Grandi dell’analogico, tra cui Brassaï citato in foto, ma lasciamo perdere ché non è proprio il caso … Ultima annotazione: nei Tarocchi, per chi ci crede, il Due di Coppe – mi si passi l’assonanza – è la carta dell’Amore.
La presente gallery, tutta ambientata a Milano, fa parte di una più ampia serie di scatti sullo stesso tema ma ambientati anche in luoghi diversi. Giuliano Leone.
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