Il buio è la condizione normale nell’universo, tranne un punto in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, Italia. Di Giorgio Barbetta.
Questa seconda serie di foto, come la prima che trovate sempre qui sul blog, più sotto, è parte di un insano lavoro di appostamento che prosegue da circa due anni, rigorosamente il venerdì pomeriggio (il mio mezzo giorno libero) nei mesi che vanno da settembre a maggio, periodo in cui in un punto della Galleria si forma, per un paio d’ore al giorno, una lama di luce interna alla parte in ombra, che poi scompare nei mesi estivi a causa del movimento relativo del Sole. Iniziato per gioco e come esercizio, immaginato in seguito come una sorta di confutazione/conferma (ma più come volgare imitazione) di un lavoro del grande fotografo Philip-Lorca diCorcia (Heads)*, attualmente il lavoro è sospeso per vicissitudini varie ma spero di riprenderlo dopo l’estate.
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*In “Heads” diCorcia allestì un apparato semi-automatico costituito da una fotocellula attivata dai passanti e un teleobiettivo in un punto di New York e con un lavoro di circa due anni arrivò a selezionare 16 ritratti che non solo sono tra i più emozionati ritratti street mai scattati, ma costituiscono una perfetta dimostrazione della permeabilità del confine tra fotografia preparata, spontanea e automatismo e della generale inutilità delle categorizzazioni statiche in campo artistico e fotografico.
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(essendo un tentativo di confutazione/imitazione del suddetto lavoro, le foto sono quasi tutte prese da molto vicino con un grandangolo invece che da lontano con un tele)