A Milano, nella periferia nord-ovest della città, è ubicata la Chiesa di Santa Maria Assunta in Certosa.
Prima Certosa della Lombardia – fondata nel 1349 e ufficialmente consacrata nel 1367 da Giovanni Visconti, Signore e Arcivescovo di Milano – essa sorgeva al centro del borgo rurale di Garegnano, a oltre 4 chilometri dalle mura cittadine.
La Certosa fu realizzata – spiega l’atto di fondazione – col preciso intento di consentire ai monaci che la amministravano di vivere in ritiro solitario e di pregare anche per l’Arcivescovo, il quale, divenuto anche signore temporale, non poteva adempiere ai suoi doveri religiosi.
A tale scopo il Visconti la dotò di ampie proprietà terriere e immobiliari, campi, vigne e boschi siti nella Pieve di Trenno, le cui rendite potevano garantire il sostentamento dei monaci e la esentò da ogni tassa e dazio, essendo l’ordine certosino un ordine dedito esclusivamente alla preghiera e alla contemplazione.
La storia della Certosa è tormentata.
Nel periodo di fondazione, infatti, il territorio di Garegnano, circondato dal Bosco della Merlata, era infestato dai briganti. Per questa ragione questo sacro luogo divenne un rifugio sicuro per pellegrini e viandanti. Nel 1449 il monastero subì un violento saccheggio da parte di numerosi predoni.
Nel periodo successivo, tra il 1550 e il 1650, quello di maggiore sviluppo, vi operarono due grandi artisti, autori dello straordinario spettacolo figurativo che caratterizza la chiesa a navata unica.
Nel 1578 Simone Peterzano, maestro del celebre Caravaggio, iniziò a lavorare alle tele e agli affreschi del presbiterio con un programma iconografico imperniato sulla Redenzione.
Al 1629 risalgono invece gli affreschi della navata e della volta a botte a opera di Daniele Crespi.
Il complesso della Certosa col tempo divenne una delle principali fabbriche ecclesiastiche della Milano rinascimentale e barocca.
Esso fu quasi completamente riedificato sotto la direzione dell’architetto Vincenzo Seregni, già a capo della Fabbrica del Duomo, a partire dagli anni settanta del Cinquecento.
Nell’estate del 1357, ebbe l’onore di ospitare Francesco Petrarca e, in tempi successivi, personaggi illustri della vita politica e religiosa, come San Bernardino da Siena, San Carlo Borromeo e Filippo IV di Spagna.
Essa rimase in auge sino alla sua soppressione nel 1779. Utilizzata come caserma durante l’occupazione napoleonica, fu ripristinata al culto con la restaurazione austriaca. Durante l’Ottocento venne visitata da Lord Byron che ne descrisse in una lettera la magnificenza degli affreschi.
Dell’enorme complesso oggi rimane ben poco: la chiesa, il cortile dell’Elemosina, il cortile d’Onore (suggestivo vestibolo ellittico movimentato da tre esedre) e qualche porzione degli edifici dei certosini intorno al chiostro della foresteria, da cui si accede all’antico refettorio monastico, ora cappella delle suore francescane missionarie.
Del grande chiostro dei monaci rimane qualche frammento e le linee del portico sul lato verso l’imbocco dell’autostrada A8.
Della struttura antica, quella risalente al Trecento e Quattrocento, si conserva solo il chiostro piccolo, o Claustro Parvo, sul lato destro della chiesa, e l’abside quadrangolare di questa con il tiburio ottagonale.
Pur mutilata del chiostro grande (distrutto all’epoca della secolarizzazione napoleonica) e lambita dal cavalcavia che collega alle autostrade dei Laghi e alla Torino-Venezia, resta un monumento di notevole interesse.
Ad accogliervi in Certosa c’è Don Michele, parroco gentile, che sottovoce vi narrerà la storia di un luogo sacro di straordinaria bellezza.
Categorie:fotografia
io conosco bene questa certosa perché ci sono cresciuto mi sono BATTEZZATO, PRIMA COMUNIONE, CRESIMATO, poi MI SONO SPOSATO frequentavo la l’asilo in fianco poi le scuole delle suore parlo degli anni 50 e abitavo in viale certosa al 290 quindi ero vicino ho molti ricordi buoni e un poco di malinconia ma il tempo passa e quando vengo in zona passo a bermi un sorso di giovinezza (come diceva don Camillo )