Elisabetta Gatti Biggì – 21 marzo 2017, XXII Giornata della memoria e dell’impegno. Piazza Capuana è nel bel mezzo di Quarto Oggiaro, 50 mila abitanti, 250 ai domiciliari. 5 parrocchie, 1 moschea.
Nel dopoguerra, era diventato il quartiere degli immigrati dal sud con le valigie di cartone. Alla fine degli anni ’70 sono arrivati i “matti” evacuati con la chiusura dei manicomi. E intanto da quelle parti girava gente come Vallanzasca, i Crisafulli i Tatone delle cosche della droga dello spaccio. Mafia ovunque dentro ogni tombino dietro ogni angolo dentro ogni casa. Piazza Capuana mica potevi attraversarla da solo, fino a qualche anno fa. Così lontana dal centro, dalle case belle e dalle strade sicure, ferita da spari e siringhe.
A vederla oggi, però, non sembra neanche la stessa piazza.
Sotto i portici trovi l’associazione Agorà, una delle più attive in quartiere a favore di donne anziani e persone in difficoltà. Trovi il Punto Luce Save The Children impegnato nella lotta contro l’abbandono scolastico con il suo doposcuola la biblioteca e i laboratori artistici.
In piazza, il cambio generazionale ha portato gli stranieri. 10.000 persone, dal arabi africani cinesi indiani singalesi filippini mischiati in bizzaria anarchcia nei giochi nelle amicizie nelle scuole come un pugno di coriandoli a carnevale.
Oggi è il 21 marzo. E’ il primo giorno di primavera. C’è il solito cielo milanese color grigio pantegana.
Ed è la giornata nazionale della Memoria in Ricordo delle vittime Innocenti delle Mafie.
Arrivano a centinaia. Dalle scuole di Quarto, ma anche dal centro, da scuola private, statali, comunali.
Alzi lo sguardo e dai balconi anche i vecchietti si affacciano a vedere e chiedono: chi c’è?
C’è il Sindaco di Milano, Beppe Sala. C’è Lucilla Andreucci, del coordinamento di Libera di Milano. E poi ancora Nando Dalla Chiesa, l’assessore Pierfrancesco Majorino, Don Virginio Colmegna della Casa della Carità, David Gentili, presidente della commissione Antimafia di Palazzo Marino.
Ma anche Lorenzo Sanua, figlio di Pietro Sanua, ucciso a Corsico nel 1995. E, ai piedi del palco, in prima fila, Alberto Iosa, 82 anni, gambizzato dalle Brigate Rosse a quarto Oggiaro il primo aprile 1980 per vendetta, dopo la strage di brigatisti di via Fracchia a Genova.
Parlano di mafia, contro la mafia, per i giovani che sono il futuro di tutti.
Ne parlano qui, perché da qui la Mafia la stanno scacciando la stanno combattendo la stanno rifiutando. Tutti insieme, cittadini, istituzioni, associazioni, hanno riconquistato il territorio. A fatica, certo, ma ce la stanno facendo, esempio da seguire per molti altri quartieri critici.
Parlano e la commozione si taglia con il coltello.
Poi, il silenzio diventa assordante.
943.
943 nomi letti sulle note struggenti di un violino.
943 uomini e donne e bambini, morti senza colpa. per mano della mafia. 943 nomi letti da uomini, donne e bambini per dire no, la mafia qui a Quarto Oggiaro, io non la voglio.
“Quando personalmente penso a quello che si deve fare nella lotta contro la mafia ho in mente tre cose: la prima è che non dobbiamo distrarci mai perché loro non si distraggono….
In secondo luogo, “questa battaglia non si vince da soli, In un Paese che spesso è diviso, decidiamo di stare insieme su qualcosa. Questo significa non delegare la lotta alla mafia a qualcun altro….
Infine, da sindaco devo cercare di pensare a tutta la popolazione, ma guardo con un occhio di riguardo agli anziani e a voi ragazzi. Penso a tutto quello che posso fare per darvi un’occasione, però vi chiamo al vostro dovere perché senza di voi non si andrà da nessuna parte. Prendo questa giornata come una promessa che voi sarete in prima linea nella lotta alla mafia…”
Beppe Sala
Categorie:fotografia