La fotografia, che siamo soliti considerare come una finestra trasparente aperta sulle cose del mondo, quando invece è essa stessa una cosa del mondo, piatta e opaca (o retroilluminata), su cui la luce riflessa ha lasciato delle tracce, mostra il finestrino aperto di un’auto al cui interno, che chiameremmo esterno se credessimo di essere di fronte a un finestrino e non a una foto di un finestrino, si vede un graffito tracciato su una parete. Sul lato sinistro della fotografia, che ha l’aspetto di un’istantanea, si nota anche una parte dello specchietto retrovisore dell’auto, che mostra un frammento di strada esterno all’inquadratura (che tuttavia vi compare all’interno).
Osservando meglio il graffito però notiamo un’anomalia: pare scombinato, scomposto, le sue linee sono spezzate in modo strano e non combaciano. La particolare struttura a pannelli della parete ci viene in soccorso e ci permette formulare un’ipotesi plausibile, una ricostruzione degli eventi il cui esito è stato registrato dalla fotografia e che possiamo raccontare nel modo seguente.
«Un tizio monta dei pannelli a lato di un cantiere. Un altro tizio passa e lascia un graffito con il suo codice distintivo. Il primo tizio (o forse un terzo) smonta in seguito i pannelli, poi lui stesso o forse un quarto li rimonta altrove, o forse nello stesso posto, ma nel farlo mischia la sequenza dei pannelli e così confonde il codice che vi era stato tracciato sopra. Infine un ultimo tizio passa e dall’auto fotografa il risultato e nella fotografia (che ha l’aspetto di un’istantanea) si vedono anche il contorno del finestrino dell’auto e una parte di specchietto retrovisore che mostra un frammento di strada esterno all’inquadratura».
La fotografia non è quindi solo una superficie piatta e opaca: grazie alla sua opacità può esservi scritta una storia, la storia della stratificazione dei messaggi in forma di eventi ad opera di varie persone, registrata dalla macchina fotografica che, come finestra e specchio, adeguatamente collocata e orientata nel verso giusto, ne dà conto. E infine la fotografia è anche una riflessione (espressa nel testo che stai leggendo) in forma di immagine su tutto questo processo, una sintesi virtuosa e fortunata del modo in cui normalmente opera la macchina fotografica.
Giorgio Barbetta
(nota – testo e immagine vanno intesi come inseparabili)
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