Giorgio Galimberti è vincitore del Primo Premio del concorso fotografico Giovanni Raspini Milano Mood Portrait per la sezione Urban Design & People con la fotografia pubblicata in questo articolo.
Motivazioni della giuria del premio fotografico
Queste le motivazioni date dai giurati Francesco Tadini (fondatore di PhotoMilano – Club fotografico milanese), Roberto Mutti (direttore artistico del Milano Photo Festival), Michele Smargiassi (giornalista e curatore del blog Fotocrazia), Alessia Glaviano (photo editor e caporedattore Vogue Italia), Leonello Bertolucci (Fotografo, photoeditor, giornalista, docente all’Istituto Italiano di Fotografia), Federicapaola Capecchi (curatrice indipendente e coreografa) e Melina Scalise (giornalista, psicologa e presidente Casa Museo Spazio Tadini) :
Francesco Tadini
Alta infedeltà alla visione retinica nell’epoca dell’alta definizione. Giorgio Galimberti ci racconta la realtà come invenzione poetica. Combinazione di conoscenza della storia della fotografia e dei suoi linguaggi, con una presa di posizione contro il garbo delle sfumature di grigio e di ogni “bella composizione” illustrativa. La forma è sottrazione alla luce assoluta tramite il nero che scolpisce un blocco di marmo con la stessa sapiente violenza di uno scultore. Giorgio ci dice: veniamo al dunque e non perdiamoci in fronzoli decorativi. Corpi, architetture e distanze, nient’altro.
Roberto Mutti
Le fotografie di Giorgio Galimberti hanno una caratteristica che subito colpisce, quella del parlare il linguaggio della contemporaneità. Dopo gli esordi in cui, con non poche digressioni, è andato alla ricerca di una personale cifra espressiva, ora ne ha individuata una che qui emerge con chiarezza già a partire dall’uso di un bianconero dai toni decisi usato per sottolineare i contrasti di una composizione dalle forti definizioni geometriche sottolineate dai punti di ripresa audaci.
Michele Smargiassi
La sosta fuori dagli uffici, forse per una sigaretta, nello spazio liminale della nuova città: un nuovo gesto sociale, provvisorio ed effimero, reso nella sua sospensione con una voluta semplificazione di toni e linee non ortogonali.
Alessia Glaviano
La visione a contrasti di Giorgio Galimberti stratifica la realtà trasfigurandola. L’autore ci rivela un racconto nascosto all’interno di uno scorcio urbano.
Leonello Bertolucci
Sintesi perfetta del tema assegnato, una composizione sapiente per una foto quasi metafisica, contemporanea ed essenziale. La fotografia e la grafica si fondono in un risultato tagliente di grande potenza.
Federicapaola Capeccchi
Un concetto di luogo declinato in modo quasi metafisico e astratto, anche attraverso un nero predominante, in una visione non frontale, danzandoci intorno. Questo nero predominante di Giorgio Galimberti è un segno unico lasciato, come altrettanto giocato è il bianco: persino la pelle, le infinite dimensioni (e toni) del nero, e, a un tempo, l’armonia dell’imperfezione … cinque figure umane in tre forme di movimento che portano a perdere il concetto di reale e concreto, avvicinandoci ad una architettura immaginata, dove si muovono ambienti, palazzi, ringhiere e persone a metà strada tra il reale e l’irreale. Una fotografia che documenta una struttura architettonica reale con un desiderio di destrutturazione delle forme, dando vita ad un luogo a metà tra il disegno surreale e il tangibile. Da forma ad uno spazio di forte valore simbolico, tra demolizioni, ricostruzioni e alterazioni.
Melina Scalise
Architetture e persone nella composizione di questa fotografia di Giorgio Galimberti dialogano perfettamente, tra bianchi e neri, tra mode e visioni urbane sempre più complesse. Sovrapposizioni di piani, visioni dall’alto e dal basso fanno di questa città dai giochi prospettici, un palcoscenico nuovo in cui muoversi e scoprirsi.

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