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Mostra fotografica di Virgilio Carnisio a Spazio Tadini

Virgilio Carnisio, maestro della fotografia di documento, in mostra a Spazio Tadini Casa Museo fino al 17 febbraio 2019. La mostra “Era Milano“, una selezione di fotografie tutte inedite (tranne due), dal 1958 al 2018, è a cura di Federicapaola Capecchi.

Era Milano – di Federicapaola Capecchi

< “Buongiorno.
A chi l’ha di’ “buongiorno”?
A lei!
A me?
Sì.
Ma lui al me cunùss?
No.
Ma cosa vuoi dire allora con questo “buongiorno”?
Veuli di’ veramente “buongiorno”!
> Da Miracolo a Milano di Vittorio De Sica

Era Milano. Una città in parte sparita, ma la base sulla quale si è costruita e si muove la Milano di oggi. Era Milano, accogliente, resiliente, solidale e umana, come ancora oggi, per fortuna, si manifesta. Era una grande città e oggi lo è nuovamente.

Virgilio Carnisio, un vero cantore del passato, ce la racconta in una forma e una visione pura, libera da simbolismi e orpelli pittorici. Non registra la realtà ma la ricrea fotograficamente; inquadrature, ombre e luci sono gli strumenti con cui da forma al proprio punto di vista. Un racconto della città di Milano che unisce, nella tenerezza del grigio, documentazione, ricordi e sentimento.

Virgilio Carnisio, Milano, Via dei Missaglia, 1970

La fotografia è documento e quella di Virgilio Carnisio è documento sociale. Diretta – candid come si dice in gergo – forse un’idea purista, che non contempla nessun tipo di manipolazione, che racconta i tratti distintivi e più veri di Milano, la sua amata Milano.

Era Milano. Un reportage in bianco e nero di tipo sociale, una fotografia che “preserva” la memoria delle vecchie cose, abitudini e spazi; un vero e proprio ritratto, attento e consapevole, del tessuto umano e sociale di questa grande città che è Milano.

Un reportage – tutte foto inedite – nel quale ha instancabilmente guardato nei minimi dettagli gli aspetti più quotidiani di una metropoli che stava mutando, che testimonia quanto Virgilio Carnisio sia un reporter sociale. Jean Eugene Auguste Atget lo fu ante litteram. Più mi addentro nella fotografia di Virgilio Carnisio e più trovo una vicinanza tra lui e Atget; non solo nella forma di visione pura ma anche nel gioco “non sequitur” per esempio delle vetrine di botteghe e negozi, persone, volti e manichini e di alcuni dettagli.

Virgilio Carnisio, Milano, Piazza Duomo, 1985

Virgilio Carnisio cammina per le vie della sua città e rimane attratto dalla forma compositiva delle vetrine delle botteghe e dei negozi, quanto dall’architettura e dal senso di appartenenza delle case di ringhiera, tanto quanto dalle persone, dai volti, dalla loro espressività. Fotografa insegne come cortili, palazzi e persone, sempre con un approccio frontale. Fotografa in modo sistemico e massiccio Milano, senza trascurare mai la presenza nella foto stessa di dettagli precisi e documentativi particolari, a partire dal forse più banale numero civico, o nome della via.

Risuona una forma di neorealismo – affine anche a soggetti come Cesare Colombo, con cui Virgilio Carnisio dialogava spesso – cresciuta in un clima comune, tra modelli culturali condivisi, nella cultura letteraria e cinematografica di cui si nutrivano, fatta di un forte taglio sociale. Una fotografia che svela, in generale, un livello molto alto di cultura e la necessità – e non una moda – di mostrare Milano in tutti i suoi aspetti, anche quelli più critici.

Perché la fotografia genera pensiero se proposta attraverso un convincente impianto narrativo: la sua lettura soggettiva affianca, alla pura constatazione, una riflessione.

Virgilio Carnisio ci racconta tutto questo in un bianco e nero di estrema eleganza, intimo, rigoroso, autentico, intensamente narrativo. Ci riconduce alla normalità, senza costruzione. Nessuna fotografia costruita, “spettacolare”, ricercata. Insieme al suo sguardo e alla sua macchina fotografica, scatto dopo scatto, inquadratura dopo inquadratura, solo una delle tante proprietà della fotografia, per lui la più autentica: quella di essere “lo strumento di testimonianza vero”.

Era Milano vive di un senso della luce prolungato e sottile. Ampio il campo visivo e così l’atmosfera dell’ambiente e, altrettanto, un’attenzione ai dettagli, giustapposizioni, stranezze, casualità. Esalta la dimensione estetica intrinseca della strada.

Era Milano sottolinea un elemento caratteristico di Virgilio Carnisio, ovvero la capacità di andare in profondità del racconto visto, inquadrato e scattato, scandagliandone ogni particolare, in primo piano o di sfondo o laterale, attraverso anche la consapevolezza del soggetto di essere fotografato, soggetto con il quale – è evidente – ama instaurare un rapporto diretto di complicità. E la cosa sorprendente è che questa complicità risulta anche quando fotografa un muro, un palazzo, una via, un cortile.

Virgilio Carnisio non mostra la vita nella strada, ma la vita della strada stessa. Insegue lo spirito del luogo, il genius loci, restituisce agli spazi l’importanza che meritano; gli riconosce una forza di fascinazione con la quale fare i conti.

Virgilio Carnisio, Milano, Via degli Assereto, 1969

Documenta per riportare e ciò gli è essenziale: desidera indagare ogni piega della città e della società, per ascoltarla e comprenderla a fondo, per dare vita ad una narrazione ed una visione capibili e veritiere.

Fotografa perché ama. Con una predilezione visiva per soggetti e scenari semplici ma, a un tempo, intensi e significativi. Dove la vita avviene davvero.

E dove la vita avviene davvero, buongiorno vuol dire davvero buongiorno!

E voi vi ritroverete a vagare da una fotografia all’altra alla ricerca di un perché, scoprirete diverse e infinite stratificazioni dell’immagine, ritrovando e amando la poetica delle piccole cose.  

Federicapaola Capecchi

La fotografia, proprio perché può essere prodotta solo nel presente e perché si basa su ciò che esiste oggettivamente davanti alla macchina fotografica, rappresenta il medium più soddisfacente per registrare con obiettività la vita in tutti i suoi aspetti ed è da questo che deriva il suo valore di documento. Se a questo si aggiungono sensibilità e intelligenza e, soprattutto, un’idea chiara sul ruolo che dovrebbe avere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato sia qualcosa che merita un posto nella produzione sociale, a cui tutti noi dovremmo contribuire”. Tina Modotti

Spazio Tadini Casa Museo è sede di PhotoMilano Club Fotografico Milanese

PhotoMilano club fotografico milanese

Francesco Tadini ha costituito – vedi la sua pagina su questo sito all’indirizzo https://photomilano.org/francesco-tadini/ – nel giugno 2017, il gruppo Facebook Photo Milano, passione (e non solo) per la fotografia che raggiunge e unisce, attualmente, l’attività di più di 2600 iscritti. Il club fotografico ha sede presso un’altro progetto di Francesco Tadini: la Casa Museo Spazio Tadini in via Niccolò Jommelli 24 a Milano che – insieme all’altra fondatrice della casa museo, Melina Scalise e alla curatrice e agente fotografica (oltre che coreografa di fama) Federicapaola Capecchi – supporta l’attività del club con l’organizzazione di mostre fotografiche, workshop e serate di presentazione.  Alle esposizioni collettive e personali  – da giugno 2017 a oggi – hanno partecipato centinaia di fotografi milanesi e non. Il progetto di PhotoMilano è nato con l’intento di unire e rafforzare le relazioni tra fotografi professionisti – di vari settori – e le migliaia di appassionati che nella fotografia trovano non solo uno svago, ma un’occasione vitale di crescita.

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