Gloria Bova: Sotto la Torre – considerazioni sulla fotografia di Alberto Scibona vincitrice del terzo premio del concorso fotografico Giovanni Raspini Milano Mood Portrait.
E’ stato definito il secondo grattacielo più bello del 2016. Nasce e vive a Milano con i suoi due fratelli nella Milano bella, quella splendente e luccicante di cristalli della nuova Citylife che si è impadronita dei tramonti e ogni sera riflette il rosso del sole. La Torre Hadid punta in alto, è il secondo in altezza dei suoi fratelli, in una danza muta che lo fa torcere su se stesso come una Shiva dei nostri giorni. Una dea ingabbiata in quei rettangoli riflettenti ai quali sfuggono i suoi fianchi, e alla quale nessuna gabbia può impedire di lasciarsi ondeggiare con la musica del vento. Lei è bella. Lei è femmina. E’ una torre femmina. Non è un grattacielo maschio. Il suo ventre accoglie 3200 umani distribuiti in 44 piani fino portarli a camminare e respirare a 177 metri da terra. Lei è una dea e a lei il cielo non sa dire di no.
Alberto Scibona è un piccolo uomo di 64 piani. Quelli scanditi dai suoi compleanni. E i suoi occhi esplorano il mondo da non più di 165 centimetri dal suolo. Ma la sensibilità di un uomo può superare l’altezza di un grattacielo, può calarsi dall’alto, può penetrare in profondità. Gli occhi svegli di un uomo sensibile possono andare oltre le griglie luccicanti di una torre e cogliere il suono di quel ventre muto e divoratore.
3200 umani con i loro 6400 piedi tutti i giorni entrano in quel ventre barattando con la Società Generali il loro tempo di vita.
La grande Torre con il suo ventre perennemente gravido di 3200 anime ben vestite, ordinate e indaffarate, poggia su un terreno che nel raggio di quasi 182 chilometri ospita milioni di piedi in movimento. Come la geometria di un frattale, la sua rete di caselle rettangolari sembra propagarsi al suo interno fino ai calcolatori e alle menti degli ominidi che brulicano nel suo ventre.
Lo sguardo di un uomo può cogliere la contraddizione silente. La torre è storta! Sentenzia la cittadinanza che così la ribattezza. La mente ordinata e razionale dell’essere umano chiama ‘storto’ ciò che per lei è contraddizione, assenza di linearità conseguente. Storto, è l’interruzione di quell’ordine reticolato che contrasta con il suo rettangolo contenitore. È la rottura del frattale. La mente razionale vuole ordine e regolarità, procede in modo lineare e condanna ciò che non comprende. Non esiste perfezione di calcolo e di geometrie che possano contenere la complessità della vita. La vitalità non abita nel calcolo perfetto. La creatività nemmeno ci riposa nel rigore geometrico. E così la curva prende vita in un accenno collusivo che non mette in discussione il reticolato. Quella curva, diventa il compromesso tra l’ordine e la creatività.
All’animo sensibile di un piccolo uomo basta un sessantesimo di secondo per comunicare al mondo quello che il mondo fa finta di non vedere.
Il fanciullo guizza con la potenza dirompente della sua vivacità, il suo bisogno di vivere la vita nel gioco, di manifestare il suo esistere e urlare la sua libertà da ogni gabbia. Lui, è ancora libero. Tanto quanto le sue gambe nei pantaloni corti.
La foto di Alberto coglie la realtà di un guizzo di vitalità e ce lo mostra come incoerente, fuori posto, non previsto. Introduce il disordine del cuore nell’ordine della mente. Quella figurina scura di bimbo dalla schiena timorosa, dove il movimento vitale soverchia il silenzio del rigore geometrico e della freddezza liscia di materiali che sembrano avere smarrito la loro origine terrena, è di tale potenza da ricordare il piccolo Davide che con una sola pietra abbatte il gigantesco Golia superando ogni sua fragilità.
Una sola immagine per ricordarci che Milano è vita vera. Milano è creatività. Quel bambino che non si arrende, che sgattaiola lungo i confini rubando gioco alle severità seriose del mondo degli adulti, è dentro ognuno di noi. Siamo noi.
La foto di Scibona, premiata al Concorso Giovanni Raspini Milano Mood Portrait (vedi LINK alle motivazioni della giuria) organizzato dal Club Fotografico PhotoMilano presso lo Spazio Tadini di Melina Scalise e Francesco Tadini, è una freccia di consapevolezza che arriva diritta al cuore. Un monito che parla alle coscienze per ricordarci le nostre origini e come stiamo uccidendo noi stessi e la nostra storia; come attestano quei cubi di porfido negli antichi semicerchi dei selciati romanici. La curvatura offre bellezza e resistenza a ogni struttura, offre spazio alla creatività del martello. Solo la curva respira e si muove con la vita.
Nella foto di Alberto Scibona trovano voce le risate dei bimbi, la gioia di una fanciullezza che mai muore perché si auto-rinnova ad ogni nascita di ventre di donna, dove solo le geometrie della curva hanno diritto di esistere. E non c’è altro modo per tramandarla. Lo aveva capito Gaudì. Lo hanno capito in tanti. La creatività è tonda. Oggi anche la scienza lo dimostra. Abbiamo bisogno di curve e non di angoli affinché l’intelligenza della mente possa sposarsi con il benessere del cuore. Abbiamo bisogno di spazi aperti, di orizzonti. A Milano, città tonda tra le tonde, oggi tre giganti discutono e si confrontano svettando sui comignoli dei tetti rossi di tegole. Sono il Curvo, il Dritto e lo Storto. I giganti ancora una volta stanno dimenticando e sottovalutando Davide.
I bimbi felici giocano all’aperto calpestando prati e cortili. Il bimbo di Scibona non sta giocando, lui sgattaiola, e come un fantasma sembra comparire dal nulla e urlare la sua disperazione nel silenzio.
Abbiamo sbagliato qualcosa. Continuiamo a sbagliare qualcosa. Ma la foto di Scibona ci dice di non sentirci persi, e ci ricorda che la vitalità di un bambino è come l’edera, si adatterà a ogni tronco, a ogni superficie, e la farà sua.
Gloria Bova
Milano, 20 Gennaio 2019
www.eukos.it – www.associazionemindrevolution.it

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