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Luca Barovier, Profughi a Spazio Tadini

Luca Barovier per la mostra Profughi

Via e fuori da tutto: famiglia e lavoro, fuori dalla società, definita civile. Li chiamano “invisibili”, esistono quando uno di loro muore per il freddo
o peggio, viene dato loro fuoco, fanno notizia, ma ben presto vengono dimenticati.Decidono di abbandonare ogni cosa, a volte sono costretti dalle vicende di una vita da cui è meglio allontanarsi.
Per fortuna ci sono associazioni che cercano di aiutare e assistere chi un tetto sopra la testa non ce l’ha. Mi ha colpito quel cancello che si frappone tra il giaciglio e gli arredi illuminati, sembra proprio rappresentare un limite invalicabile per chi ha deciso, o è costretto, a vivere ai margini, attraverso quelle sbarre si intravvede la comodità della vita “normale”, due lussuose poltrone in contrapposizione ad un letto che come rete ha l’asfalto.

Luca Barovier

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