Ara Gülerfotografia

Ara Güler, di Francesco Tadini – grandi fotografi

Ara Güler, di Francesco Tadini grandi fotografi. Pochi fotografi turchi godono di fama mondiale come Ara Güler. In questa terra di mille colori, la fotografia è stata poco sentita fino a qualche decennio fa. Ara Güler è riuscito in questa impresa a tal punto che è noto con il titolo di Fotografo di Istanbul o Occhio di Istanbul.

Chi è Ara Güler, Occhio di Istanbul

Ara Güler

Francesco Tadini – articolo su Ara Güler

Güler è ancora in vita, ha 90 anni, ed è nato da genitori armeni. Se volete vedere il suo sito ufficiale (e le fotografie di cui si parla anche con questo testo) il link è http://www.araguler.com.tr/ – Durante la sua infanzia venne a contatto con diverse personalità del mondo artistico grazie alle amicizie del padre, che possedeva una farmacia molto rinomata a Istanbul. Questo clima eclettico lo spinse in un percorso cinematografico, frequentando dapprima un corso di recitazione con il grande Mosin Ertugrul e, in seguito, si iscrisse alla scuola di cinematografia della sua città. Solamente nel 1950 decise di diventare fotoreporter e lavorare a Yeni Istanbul, un giornale che lo accolse a braccia aperte e gli diede una prima infarinatura di fotogiornalismo. In quello stesso periodo, Ara Güler si iscrisse all’Università di Istanbul per studiare Economia. Passarono diversi anni prima che il mondo occidentale si accorgesse delle sue fotografie. La prima fu Time Life, una rivista americana con sede in Turchia che lo scelse come corrispondente in Oriente, nel 1958. Grazie a questa piccola breccia, Ara Güler riuscì a farsi notare, tanto da essere scelto anche da molti altri giornali europei.

Furono gli anni ’60 a consacrare il suo talento. Nel 1961 Ara Güler divenne capo dipartimento per la fotografia nella rivista Hayat. Sempre in questo decennio, fece moltissimi incontri importanti tra cui Henri Cartier-Bresson e Marc Riboud, questi ultimi dopo aver visionato i suoi scatti decisero di inserirlo all’interno della rosa di Magnum Photos, (vedi LINK al sito di Magnum) una delle più importanti agenzie fotografiche del tempo. Il 1961 quindi si rivelò l’anno magico di Ara Güler. Hayat e Magnum Photos in primis, ma anche l’accettazione come fotografo nell’American Society of Magazine Photographers, un riconoscimento importante se si considera che era l’unico fotografo turco del team, e in seguito la rivista Camera gli dedicò un intero numero. Le fotografie di ­Ara Güler sono incisive, vanno dritte al sodo e creano un legame magico tra la fotografia e lo spettatore. Non sorprende che le sue foto siano state utilizzate in tutto il mondo per illustrare libri e poesie di autori famosi o fungere da copertina per attrarre dei lettori. I suoi lavori sono stati anche esposti in varie occasioni negli Stati Uniti d’America, in Germania, in Turchia e in Svizzera. I maggiori collezionisti d’arte del tempo captarono subito l’enorme potenziale di questo fotografo e non si lasciarono scappare l’occasione di esporre le sue fotografie.

Nel corso della sua carriera, Ara Güler viaggiò nel nei maggiori Paesi dell’Oriente come Iran, Pakistan, Nuova Guinea, India, Kenya, Afghanistan e Kazakistan. Ciò gli permise di entrare in contatto con diverse etnie e società del suo tempo. L’impressione è che il fotografo riuscisse subito a immergersi nell’atmosfera che lo circondava senza calcare la mano né tanto meno manipolare la scena. Dando un’occhiata ai suoi scatti la sensazione è quella di vivere in maniera sincera e onesta la scena che si sta guardando. Un esempio è Children At Tophane Istanbul, del 1987. In questo scatto compare un ampio gruppo di bambini che sorridono felici ed entusiasti davanti all’obiettivo di Ara Güler.

L’esaltazione scaturita da un semplice gesto come quella di allargare le braccia al fotografo è di un’incisività contagiosa. L’osservatore non può fare a meno di sorridere e di sentire quasi le grida dei bambini che lo chiamano. La gioia dell’infanzia è uno dei temi più sentiti da Ara Güler, consapevole che il riflesso di una società si dirama sui suoi membri più deboli. Una foto che ricorda quasi quella del bambino con bottiglia di latte e un pezzo di pane tra le braccia. Il giovane protagonista della foto sorride spontaneamente davanti all’obiettivo ma alle sue spalle c’è un paesaggio desolato, segno che la dura realtà in cui erano costretti a vivere questi bambini non sempre rispecchiasse il sorriso mostrato nelle loro foto.

Ara Güler e gli artisti del ‘900

Negli anni ’70 Ara Güler fotografò diversi esponenti del secolo come Pablo Picasso, Alfred Hitchcock, Marc Chagall, Maria Callas e Salvador Salì. Questi ritratti si distanziavano fortemente da quelle appassionate e veraci dei suoi reportage ma possiamo intravedere una linea comune. I foto ritratti sono solitamente in bianco e nero e riescono a cogliere i momenti più intimi delle celebrità. Nelle foto di Maria Callas, ad esempio, abbiamo una diva diversa rispetto a quella patinata delle copertine con pose super articolate e meccaniche. Ara Güler preferì ritrarla in un momento di pura vita. Nella fotografia Maria Callas si trova su uno yacht di lusso, alle sue spalle c’è un placido Capitano che fuma un sigaro mentre la diva è seduta su un divanetto raffinato di pelle e guarda in un punto esterno. L’espressione è sognante, con quella bocca socchiusa e la mente fitta di pensieri. C’è teatralità anche nel suo quotidiano, sembra quasi che stia per intonare un’aria. Nei suoi occhi, però, vediamo una certa malinconia che fortemente contrasta con la decisa sensualità delle foto ufficiali della cantante.

Con Pablo Picasso, Ara Güler partecipò attivamente al suo processo semiotico, rappresentando abilmente l’artista con una naturalezza mai vista. In una delle sue foto più famose, Picasso è nel fomento di un dialogo acceso, con gli occhi spalancati come se fosse in preda a un’idea talmente energica da non contenere il suo estro, una mano è nella tasca mentre l’altra è mossa , ravvicinata alla sua testa. In questo piccolissimo particolare si nasconde il mondo di Pablo Picasso. Anche questa volta c’è una fotografia monocromatica per non distrarre l’osservatore e permettergli di concentrarsi solo ed esclusivamente sul viso folle dell’artista che più di tutti ha influenzato l’avanguardia del XX secolo. Ara Güler fotografò Picasso in maniera schietta e spietata, creando un’immagine non lavorata e coerente con il pensiero Picassiano.

Completamente diversa l’immagine di Dalì. Il genio del surrealismo non poteva di certo permettere che qualcuno lo fotografasse in pose distanti dalla sua essenza ed eccolo mentre giace su una poltrona barocca e sepolto da un vezzoso foulard a fiori. Immancabili i baffi all’insù, il bastone animato e una giacca animalier molto vistosa. A differenza delle altre, la fotografia è a colori per cogliere in pieno l’immaginario brillante e caotico del pittore.

Ara Güler: fotografie in Musei, Biblioteche e Università

Molte delle fotografie di Ara Güler sono raccolte e conservate in diversi Musei, Biblioteche e Università del mondo. Possiamo trovarle, ad esempio, nella Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi e nel George Eastman Museum di New York. Negli anni ’70, il fotografò ebbe un ritorno di fiamma con la sua antica passione per la cinematografia . Diresse, infatti, il documentario The End Of The Hero, pubblicato nel 1975, un racconto legato ai temi della Prima Guerra Mondiale e alle vicende di un veterano. Le pubblicazioni selezionate dell’artista sono: “Gli americani creativi“, “Ara Güler: fotografie“, “Registi cinematografici“, “Sinan architetto di Suleyman Il Magnifico“, “Vivere in Turchia“. Ad oggi, il fotografo è ancora in attività anche se in maniera rallentata a causa della sua età. Anche se non fa parte più della Magnum Photos, lo si può ritenere un membro onorario per vocazione, esperienza e storia. In una sua intervista ha raccontato che il suo occhio su Istanbul, oggi, avrebbe una visione completamente diversa la città è diventata ricca e il business cambia le dinamiche di una società, però – specifica – c’è sempre qualcosa che rimane: l’uomo, inevitabilmente, perché ogni cosa resta.

La poesia di questo fotografo è tangibile nelle sue fotografie così come nelle sue parole. Come ogni persona anziana che si rispetti, si lascia andare a esclamazioni poco diplomatiche e con lo specifico scopo di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Nella sua carriera ha incontrato i più grandi fotografi della storia, conoscendone da vicino i più grandi segreti. Un esempio? Odia l’aggettivo grande accostato ai fotografi perché “nessuno lo è. Robert Capa non lo era per un semplice motivo: la foto del miliziano colpito alla testa non era sua ma opera di una ragazza seduta vicino a lui.

Un altro sassolino tolto? “La Magnum Photos non è più l’agenzia di un tempo perché non ci sono più fotografie vere e attuali ma solo pubblicità.

Sicuramente sono parole forti ma coerenti con il suo personaggio schietto e frutto di quella tendenza tipica degli anziani in cui si vuole glorificare il proprio tempo piuttosto che i recenti. Alla fine, però, quello che conta è che qualcosa rimane



L’Istanbul raccontata da Ara Güler è un’Istanbul forte, meravigliosa ma con diverse stratificazioni nascoste. La bravura del fotografo è stata quella di scoprire gli strati più misteriosi della città e scoperchiare le ombre scure che la popolavano. I panorami non sono mai felici al pari delle espressioni mostrate dai vecchi e dagli adulti. Le luci sono scure, contrapposte a una sensazione permanente di grigiore. L’obiettivo di Ara Güler era mostrare la propria città nella sua crudezza, rispettandone la malinconia e allontanandosi da quella fotografia illustrata che ne mostrava semplicemente i paesaggi ma non l’anima. Alla fine ciò che rimane di Ara Güler è questo: l’Istanbul famelica e affascinante che ha ceduto il passo alla modernità.

Francesco Tadini – fondatore di PhotoMilano club fotografico milanese

Leggi anche l’articolo su Antoine d’Agata, per “I grandi fotografi raccontati da PhotoMilano”

Francesco Tadini ha creato – consulta la sua pagina su questo sito all’indirizzo https://photomilano.org/francesco-tadini/ – nel giugno 2017 il gruppo Facebook “Photo Milano, passione (e non solo) per la fotografia” che comprende, attualmente, più di 2600 iscritti. Il club fotografico ha sede presso un’altra creatura di Francesco Tadini: la Casa Museo Spazio Tadini in via Niccolò Jommelli 24 a Milano che – insieme all’altra fondatrice della casa museo, Melina Scalise e alla curatrice e agente fotografica (oltre che coreografa di fama) Federicapaola Capecchi – supporta l’attività del club con l’organizzazione  di mostre fotografiche, workshop e serate conviviali.  Alle esposizioni collettive e personali  – da giugno 2017 a oggi – hanno partecipato centinaia di fotografi milanesi e non. Il progetto di PhotoMilano è nato con l’intento di unire e rafforzare le relazioni tra fotografi professionisti – di vari settori – e le migliaia di appassionati che nella fotografia vedono non solamente uno svago, ma un’occasione vitale di crescita progettuale ed espressiva.

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